Ci siamo quasi: prima "mandata" di resina cocciopesto. |
In questo frenetico conto alla
rovescia - io e Laura che viviamo da separati ognuno nella casa dei propri
genitori, le bambine con lei - i giorni si stanno succedendo anche divertenti.
Lo dico pirandellianamente (il 28 giugno 1867, 150 anni fa peraltro nasceva il
mio mentore filosofico) con un abilissimo e studiato esercizio mentale che
trasforma la lacrima in riso e che prova a relativizzare e ad astrarsi dalle
ulcere di cantiere. L'umorismo. Sono certo che ricorderemo questi giorni da
senzatetto con piacere: siamo a cena una volta di qua, una volta di lá, una
volta dagli amici, altre fuori, mentre scrivo sono in volo verso Bruxelles e ho
trascorso dei giorni anche a Parigi, ci abbiamo messo un po' di mare in
Maremma... Insomma, non abbiamo ancora una casa nuova ma ci siamo avvolti in
una rete ampia, morbida e affettuosa che ci ha permesso di tamponare il colpo
dell'abbandono della casa di San Francesco e i disagi e i ritardi delle
consegne, ritardi comunque relativi se si pensa alla vastità, anche economica,
del piano di recupero. Quasi tre anni fa tutti sorridevano quando garantivo che
ci saremmo trasferiti entro maggio 2017. Le bambine sono un po' stranite ma
vedo in loro prevalere la gioia e la curiosità di questo strano nuovo periodo
trascorso in tante case con tante persone, col dubbio ogni sera di dove
mangeranno e dove ceneranno, oltre a chi sederà al desco con loro. "Ma
questa casa sarà solo nostra vero?" - ha chiesto dubbiosa l'altro giorno
la Mignola nel sopralluogo serale in una Bisarno afosa, con le susine ormai
surmature, la resina ancora bagnata e parzialmente posata. Giusto per
assicurarsi che questa vita comunitaria, da famiglia allargata, per quanto
divertente, solare e diversa, abbia comunque un termine.
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